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La biblioteca Bruno Lunelli

Come nasce una biblioteca

Questa biblioteca è nata da tre scatoloni che un bel giorno di qualche anno fa arrivarono a Marcello Lunelli. Contenevano, ‘sti scatoloni, un centinaio di vecchi volumi di enologia, poi rivelatisi piuttosto preziosi, che Italo Roncador gli aveva destinato, scrivendo prima di morire: «I volumi tecnici dell’Ottocento e del primo Novecento vengano affidati a Marcello Lunelli delle Cantine Ferrari di Trento». Roncador, morto nel 2009, è stato uno dei più grandi ricercatori nell’ultima storia della viticoltura italiana, un superlativo strameritato grazie ai cloni di Chardonnay SMA 123 e SMA 130 che portano la sua firma.

Che fare di quei testi, rarissimi quasi tutti e amati come si possono amare libri che ti hanno accompagnato per una vita? Marcello Lunelli aveva già pensato in cuor suo di metterli a disposizione di chi avesse avuto bisogno di consultarli perché in quell’«affidati» di Roncador aveva letto, appunto, questo invito. E come? Alla domanda risposero, e parola più parola meno, nello stesso modo, prima un vecchio amico, Guido Vigna, bibliofilo e bibliomane, poi il padre, Franco.
Se Vigna suggerì di costruire sul lascito Roncador una biblioteca dedicata al vino e al suo mondo, Franco Lunelli andò ben oltre: sì alla biblioteca, facendo anche in modo che fosse aperta alla consultazione e dedicandola a suo padre, Bruno Lunelli, e nonno di Marcello.

Sbocciò così la Biblioteca Bruno Lunelli, che oggi, dopo anni di acquisti, all’inizio disordinati poi molto mirati, di titoli vecchi e nuovi, è una realtà della cultura in senso lato, della cultura trentina in particolare, perché, grazie alla convenzione con la biblioteca della Fondazione Edmund Mach, partecipa al Cbt, Catalogo bibliografico trentino. E questo vuol dire che i suoi volumi sono a disposizione di chiunque, e di qualsiasi parte del mondo, voglia consultarli.

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